Mafia: dalle stragi ad oggi



da Ciaculli a Capaci


Salvatore La Barbera ha preso parte prima Commissione della mafia siciliana (la Cupola mafiosa), istituita nel 1958, come Capo - mandamento di mafia delle famiglie di Borgo Vecchio, Porta Nuova e Palermo Centro. Salvatore La Barbera è anche colui che ha introdotto tramite raccomandazione di Vito Ciancimino (il sindaco del "sacco di Palermo") la famiglia dei Corleonesi.
Dopo la chiusura del porto franco di Tangeri, nel 1960, la mafia siciliana aveva sottratto ai marsigliesi il predominio internazionale del contrabbando dei tabacchi lavorati.
Si ricordi inoltre che nel 1961 la Commissione affari costituzionali del Senato, nella relazione di maggioranza, sostenne che la creazione di una commissione parlamentare di inchiesta sarebbe stata incostituzionale, antigiuridica e inutile, tesi supportata soprattutto da parte di alcuni politici siciliani, i quali sostenevano che la mafia non esisteva!

La Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia fu istituita per la prima volta dalla legge 20 dicembre 1962.
Entra in Parlamento Pio La Torre, nella Commissione d'inchiesta che si occupa del fenomeno mafioso in Sicilia, istituita nel 1962 durante la prima guerra di mafia.

Mattei: l'uomo che guardava al futuro. il fondatore dell'Eni, morì a Bascapè, vicino a Pavia in un incidente aereo nel 1962 . . provocato forse dalla mafia siciliana armata non si sa da chi, .. Un'altra tesi sosteneva che il servizio segreto CIA aveva sabotato l'aereo con l'aiuto della mafia siciliana per togliere di mezzo il fastidioso concorrente delle multinazionali petrolifere.

Il 30 giugno 1963, nel corso della prima guerra di cosa nostra. Una Giulietta Alfa Romeo imbottita di tritolo e parcheggiata nei pressi dell'abitazione di un parente del boss mafioso Salvatore Greco, esplose provocando la morte di sette servitori dello Stato, tra Carabinieri, Poliziotti e Artificieri. (strage di Ciaculli) [tenente dei carabinieri Mario Malausa, marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, appuntati Eugenio Altomare e Mario Farbelli, maresciallo dell'esercito Pasquale Nuccio, soldato Giorgio Ciacci]

L’arcivescovo di Palermo Card. Ruffini affrontò pubblicamente il problema della mafia e la Domenica delle Palme del 1964, pubblica una lettera pastorale dal titolo "Il vero volto della Sicilia" nel quale sembra minimizzare il fenomeno della mafia affermando, fra l’altro, che ".. tante voci dell'opinione pubblica mettono a carico della gente siciliana, mostrando così come sia grande torto generalizzare a suo discredito elementi veramente deplorevoli ma episodici e punto espressivi dell'intero volto dell'isola."
Le reazioni a questa lettera furono molte e contrastanti fra loro arrivando perfino ad attribuire a Ruffini di aver negato l'esistenza della mafia, e che questa sarebbe stata un'invenzione dei comunisti e dei nemici della Sicilia (?)

"Se le donne dei morti ammazzati si decidessero a parlare così come faccio io, non per odio o per vendetta ma per sete di giustizia, la mafia in Sicilia non esisterebbe più da un pezzo" così diceva nel 1964 Serafina Battaglia, convivente e madre di mafiosi, in un'intervista rilasciata al giornalista Mauro De Mauro.

Figlio di uno dei leader della mafia siciliana, Francesco Paolo Bontate detto "don Paolino Bontà", frequentò il liceo Gonzaga dei Gesuiti (uno dei più esclusivi di Palermo) e successivamente divenne capo della "famiglia" di Santa Maria di Gesù nel 1964, all'età di 25 anni.

Nato a Palermo il 18 agosto 1940, giovane emergente della famiglia mafiosa di Porta Nuova (quella di Pippo Calò e Tommaso Buscetta), fin dai primi anni '70 Mangano fa la spola fra la Sicilia e Milano. Ma una cosa è certa: per alcuni anni un boss di prima grandezza della mafia siciliana, Vittorio Mangano, ha soggiornato nella villa di Silvio Berlusconi con moglie e due figlioletti, ufficialmente per svolgervi le mansioni di "fattore" o di "stalliere". Grazie alla raccomandazione di un conterraneo e amico di vecchia data: Marcello Dell'Utri che non ha esitato a dichiarare. ''Vittorio Mangano e' stato il mio eroe''

16 settembre 1970 - Mauro De Mauro, giornalista dell'Ora, viene ucciso dalla mafia in Sicilia (il suo corpo non è mai stato ritrovato) dopo l'incarico di consulente, da parte della produzione del film "Il caso Mattei" di Francesco Rosi, per ricostruire le ultime ore di vita di Enrico Mattei.

5 maggio 1971 - L'assassinio del procuratore della repubblica di Palermo, Pietro Scaglione, 65 anni, si può considerare il primo omicidio eccellente compiuto in Sicilia dopo quello di Emanuele Notabartolo del 1893 (insieme al suo autista Antonio Lo Russo.)

È a Pio La Torre che si deve il sussulto di attenzione che questo Parlamento ha cominciato ad avere verso le mafie: fu lui che, appena eletto in Parlamento nel maggio 1972, entrando a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, insieme al giudice Cesare Terranova, scrivendo e firmando la relazione di minoranza, mise in luce per primo i legami tra la mafia, importanti uomini politici e ambienti imprenditoriali.

27 ottobre 1972 - viene ucciso Giovanni Spampinato, giornalista de "L'Ora" e "L'Unità”.

Il 29 marzo 1973 si recò spontaneamente in Questura per autoaccusarsi (commissario era Bruno Contrada) di gravi delitti, tra cui alcuni omicidi e quelli compiuti da Cosa Nostra. Leonardo Vitale Fu il primo pentito di mafia.

20 agosto 1977 - Giuseppe Russo - Tenente colonnello dei carabinieri, era tra gli uomini di fiducia di Carlo Alberto Dalla Chiesa ed era il comandante del Nucleo Investigativo di Palermo quando fu assassinato dalla mafia mentre si occupava del caso Mattei.


Peppino Impastato, siciliano e figlio di mafiosi, eroe dei nostri giorni, fondatore di Radio AUT, denunciò sempre il malaffare e la tremenda speculazione edilizia operata dalla mafia in Sicilia e per questo il 9 Maggio del 1978 fu assassinato in maniera atroce pochi giorni prima delle elezioni amministrative di Cinisi alle quali si era candidato. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi, dove si era candidato, votarono il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio.
Lo uccisero nella notte fra l' 8 e il 9 maggio 1978. Lo fecero saltare in aria sui binari della ferrovia, per insinuare l’idea che fosse rimasto vittima di una bomba mentre preparava un attentato: una messa in scena assurda, che non poteva reggere. Ma il giorno in cui vennero ritrovati i resti di Peppino Impastato era anche il giorno dell’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.

Il boss Di Cristina fu assassinato il 30 maggio 1978 a Palermo, da un commando di killer. Nelle sue tasche, Boris Giuliano, troverà alcuni assegni legati al traffico di droga tra Sicilia e America ed al bancarottiere Michele Sindona. La sua morte fu il preludio della Seconda Guerra di Mafia che culminò con l'omicidio di Stefano Bontade.

Cinque colpi di pistola alla nuca. Così moriva, il 27 gennaio 1979, il quinto giornalista ucciso dalla mafia in Sicilia, Mario Francese. I boss mafiosi (Riina, Madonia, Geraci, Farinella, Greco, Bagarella e Calò) che lo fecero assassinare sono stati condannati, dopo più di vent'anni!

Prendiamo, ad esempio, la vicenda di Michele Sindona, bancarottiere legato alla mafia siciliana, condannato come mandante dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore della sua banca, ucciso a Milano l'11 luglio 1979. Secondo la sentenza di primo grado, Andreotti destinò a Sindona "un continuativo interessamento, proprio in un periodo in cui egli ricopriva importantissime cariche governative".

Nel 1979, Boris Giuliano aveva dunque esperito indagini sulla mafia, sul traffico mafioso degli stupefacenti, sui rapporti fra mafia e politica, sul caso Mattei, sul caso De Mauro, su Sindona ed il suo falso rapimento, e forse ancora su altre vicende che a queste dovevano collegarsi. Il 21 luglio, mentre prendeva il caffè al bar, Leoluca Bagarella gli sparò sette colpi di pistola alle spalle.

25 settembre 1979 - A Palermo viene assassinato Cesare Terranova con la sua guardia del corpo Lenin Mancuso.

“Piersanti Mattarella e Pippo Fava hanno il merito di avere lottato per una Sicilia che rifiuta la mafia e con essa l'illegalità, il malcostume, la corruzione e l'abuso del potere". Lo dice Rita Borsellino, parlamentare europeo, ricordando l'ex presidente della Regione, ucciso dalla mafia il 6 gennaio del 1980.

Il capitano dei carabinieri Emanuele Basile, ucciso dalla mafia il 4 maggio del 1980.

Gaetano Costa Procuratore Capo di Palermo all'inizio degli anni ottanta. Fu assassinato dalla mafia il 6 agosto 1980.

Anni '80 - La Sicilia diventa terra d'impegno e di lotta e lo Stato paga un tributo altissimo, non solo in politici che Pertini conosce come Pio La Torre, ma in uomini delle forze dell'ordine, Lenin Mancuso, Boris Giuliano, Ninni Cassarà, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, il magistrato Terranova.

Nel 1981, dopo un'ondata di delitti mafiosi in tutta la Sicilia, il cardinale Pappalardo celebrò nel duomo di Palermo una funzione, subito definita la "Messa antimafia", in cui si rivolse direttamente ai mafiosi dicendo: "Il profitto che deriva dall'omicidio è maledetto da Dio e dagli uomini. E quand'anche riusciste a sfuggire alla giustizia degli uomini, non riuscirete mai a sfuggire a quella di Dio”.

Il 30 aprile 1982 con l'uccisione in Sicilia di uno dei maggiori rappresentanti dell’opposizione: il deputato del PCI Pio La Torre che aveva denunciato gli appalti mafiosi alla nuova base missilistica di Comiso.

"Vi sono altri mali che tormentano il popolo siciliano: la mafia. Quello che sta succedendo in Sicilia - dichiarò Pertini nel discorso di fine anno del 1982, ricordando la figura di Pio La Torre e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa - veramente ci fa inorridire. Bisogna fare attenzione a non confondere il popolo siciliano con la mafia. Sono una minoranza i mafiosi.

All'inizio del mese di aprile del 1982 Dalla Chiesa scrive al presidente del Consiglio Giovanni Spadolini queste parole: "la corrente democristiana siciliana facente capo ad Andreotti sarebbe stata la "famiglia politica più inquinata da contaminazioni mafiose". Un mese dopo viene improvvisamente inviato in Sicilia come prefetto di Palermo per contrastare l'insorgere dell'emergenza mafia.

Il 2 aprile 1982 Carlo Alberto Dalla Chiesa viene nominato super Prefetto di Palermo. In Sicilia e' una mattanza senza fine. La lotta alla Mafia e' un’urgenza, ma il Prefetto Dalla Chiesa non riesce a ottenere, i poteri necessari per ... ed a maggio è inviato in Sicilia insieme alla moglie Elisabetta Setti Carraro.

Pio La Torre, politico palermitano del PCI, fu ucciso dalla mafia nel capoluogo siciliano il 30 aprile del 1982, precisamente in via Turba. Insieme a lui, i killer spararono anche all'autista Rosario Di Salvo.

Strage della circonvallazione (16 giugno 1982): Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Giuseppe Di Lavore, carabinieri, e Alfio Ferlito, boss di Catania, uccisi a colpi di fucile AK-47 dai killer del boss Nitto Santapaola.

La guerra mafiosa si materializza a Palermo la sera del 3 settembre 1982, in via Carini, un’insignificante strada del Borgo Vecchio, a pochi passi dalla  centralissima Via Libertà con l'uccisione del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Elisabetta Setti Carraro insieme all'agente di scorta Domenico Russo.



Quell’evento segna, con ogni probabilità, il principio della guerra combattuta tra mafia e Stato.

Il 4 settembre 1982, meno di ventiquattro ore dall'uccisione del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, dall'alto del pulpito della Chiesa di San Domenico a Palermo, fece impallidire i più importanti uomini politici della Sicilia e d'Italia. "La mafia - disse il Cardinale Pappalardo - "è un demone dell'odio, l'incarnazione stessa di Satana". Ma cosa facevano gli uomini politici - tuonò Pappalardo - quando la mafia colpiva dove e quando voleva? .. "Mentre a Roma si discuteva, Sagunto veniva espugnata dai nemici" (facendo riferimento ad una città romana saccheggiata dai Cartaginesi nel III secolo a.C.). A seguito delle sferzanti accuse dell'Arcivescovo, dal fondo della chiesa, dove sedeva la gente comune, si levò un grande applauso. Quei fedeli sapevano che Pappalardo diceva parole di verità e giustizia.

25 gennaio 1983 - Giangiacomo Ciaccio Montalto magistrato di punta di Trapani fu ucciso mentre rientrava a casa a Valderice, privo di scorta e di auto blindata, nonostante le minacce ricevute.

Mario d'Aleo - Capitano dei carabinieri, insieme ad altri 2 colleghi, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici, venne ucciso da Cosa Nostra in un attentato a Palermo il 13 giugno 1983.

29 luglio 1983 il consigliere Chinnici fu ucciso con la sua scorta, considerato il padre del Pool antimafia, che compose chiamando accanto a sé magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello.

Strage di via Pipitone Federico (29 luglio 1983) - vengono uccisi Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Salvatore Bartolotta, carabiniere; Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici, uccisi dallo scoppio di un'autobomba, che provocò anche gravi danni alla facciata del palazzo adiacente.

5 gennaio 1984 - Li chiamavano i Cavalieri dell'Apocalisse. A denunciarne i misfatti era rimasto col suo gruppo di "carusi" solo il direttore del periodico 'I Siciliani", Pippo Fava, che sarebbe stato ucciso da li' a poco, nel 1984, proprio per fare un favore ai "Cavalieri".Un fatto epocale che mostrava la grande adattabilità negli affari dei nuovi vertici della mafia siciliana.

Ad Erice fiaccolata in memoria dei gemellini Giuseppe e Salvatore Asta, morti il 2 aprile 1985 nell'attentato al giudice Carlo Palermo avvenuto a Pizzolungo.

Giuseppe Montana (28 luglio 1985), funzionario della squadra mobile, dirigente della sezione contro i latitanti mafiosi.

Ninni Cassarà (6 agosto 1985), dirigente della squadra mobile di Palermo, e il suo collega Roberto Antiochia.

Graziella Campagna (12 dicembre 1985), diciassettenne di Saponara (ME) che aveva riconosciuto due latitanti. Se il caso di Graziella Campagna non è stato archiviato con la solita formula assolutoria, parte del merito lo si deve alla TV che le ha dedicato più di un servizio.

Il Maxiprocesso è il nome sotto il quale viene ricordato un processo penale iniziato il 10 febbraio 1986 e terminato il 16 dicembre 1987, contro Cosa Nostra, tenutosi a Palermo nell'aula bunker. Fu chiamato appunto maxi processo in quanto furono indagate più di 400 persone, per crimini legati alla criminalità organizzata. Esso fu considerato come la prima reazione importante dello Stato a Cosa Nostra e si concluse con una sentenza di condanna emessa il 16 dicembre 1987 dalla Corte di assise di Palermo.
Il Consiglio Superiore della Magistratura, invece della scelta naturale che indicava nel giudice Falcone il sostituto del dimissionario Caponnetto, preferì nominare a capo dell'Ufficio istruzione il consigliere Antonino Meli. Il quale avocò a sé‚ tutti gli atti. Questa decisione sanciva giuridicamente la frantumazione delle indagini, che l'esperienza di Palermo aveva inteso superare.

Natale Mondo, (14 gennaio 1988), agente di polizia scampato all'attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, venne ucciso perché si era infiltrato nelle cosche mafiose.

Mauro Rostagno (26 settembre 1988), leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti, dai microfoni di una televisione locale faceva i nomi di capi mafia e di politici corrotti. Venne assassinato a Valderice (TP).

20 giugno '89 si verificò il fallito e oscuro attentato dell'Addaura presso Mondello; a proposito del quale Falcone affermò "Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l'impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi”.

Rosario Livatino, il "giudice ragazzino" ucciso dalla mafia in Sicilia nel 21 settembre 1990 per il suo impegno nella lotta alla mafia - Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli Siciliana ed aveva messo a segno numerosi colpi .......

Nasce da un'inchiesta su mafia e appalti in Sicilia quel rapporto consegnato nel 1991 dal maggiore De Donno ma insabbiato dalla procura controllata dal procuratore Giammanco. In quegli anni e nei mesi successivi matura anche il trasferimento del dottor Falcone a Roma.

L’imprenditore Libero Grassi ucciso dalla mafia il 29 agosto 1991, imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket.

Nel marzo 1992 - ha ricordato Violante - fu ucciso Salvo Lima, capo della corrente andreottiana in Sicilia. Nel mandato di cattura che venne spiccato nei confronti dei responsabili del delitto Lima c'erano dei riferimenti molto pesanti sui rapporti fra mafia ed esponenti della corrente andreottiana Dc in Sicilia.

Strage di Capaci (23 maggio 1992): Vengono uccisi: Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato e moglie di Falcone; Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, agenti di scorta di Giovanni Falcone. Giovanni Falcone avvertiva: la criminalità organizzata non si combatte solo con la repressione di polizia, ma anche sequestrando i patrimoni accumulati con i guadagni frutto dell’illegalità.
Poco prima della sua morte Giovanni Falcone rilevava come negli anni del dopoguerra il fenomeno mafioso fosse stato totalmente sottovalutato sia da parte di tutti i mezzi di informazione, sia da parte di tutte le istituzioni dello Stato. (oggi le istituzioni si pavoneggiano quotidianamente in TV con gli arresti del "braccio armato", per poi opporre poi mille difficoltà - pentitismo a tempo, attacchi alla magistratura e freno alle intercettazioni - quando si tenta di andare più a fondo nella ricerca della complessa verità che vede coinvolte le istituzioni!)

Maggio 1992 - Ecco le parole che Rosaria (moglie dell'agente Vito Schifani) pronunciò ai funerali del marito, di Falcone, della Morvillo e del resto della scorta. Parole che fecero presto il giro dei notiziari per la disperazione ma anche lucidità che ne traspariva: "Io, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato..., chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c'è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare..... Ma loro non cambiano... [...] ...loro non vogliono cambiare... Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l'amore per tutti. Non c'è amore, non ce n'è amore...

Strage di via d'Amelio (19 luglio 1992): Paolo Borsellino, magistrato, e gli agenti di scorta: Emanuela Loi,Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina,Agostino Catalano. "Borsellino ha intrapreso una strada difficile e tortuosa, portando sulle sue spalle un compito arduo e coraggioso,per realizzare un sogno: una Sicilia libera dalla mafia
che venga ricordata finalmente solo per le sue virtù e per la sua gente onesta e non più per le stragi e per il malaffare.


L'8 gennaio 1993 - Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano"La Sicilia", ucciso dalla mafia.

Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, strage di via dei Georgofili a Firenze. E' un attentato di stampo mafioso attribuito all'organizzazione Cosa Nostra.

Alle ore 23,14 del 27 luglio 1993, un'autobomba esplose nei pressi del Padiglione di arte contemporanea sito in via Palestro a Milano. I morti furono cinque: Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno.

A San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro, nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993, la chiesa fu oggetto di un attentato, un'esplosione dovuta ad un'auto bomba parcheggiata nei pressi della facciata, carica di circa 100 kg di esplosivo, che ha causato il crollo quasi totale del portico antistante alla chiesa.































































Non più stragi,

.. ma sempre più mafia







Viene ucciso dalla mafia Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra a Brancaccio.

Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo. Ucciso e disciolto in una vasca di acido nitrico.

26 giu 2003 - (ANSA) - Il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro (Udc), e' indagato per concorso in associazione mafiosa….

7 feb 2004 - Nuovo avviso di garanzia al presidente della regione Sicilia Salvatore Cuffaro, dell'Udc, già indagato per concorso in associazione mafiosa nell'inchiesta su mafia e appalti dalla Procura di Palermo

30 apr 2004 - muore "don Tano" Badalamenti era capo indiscusso della mafia siciliana degli anni '70. . 15 nov 2005 - TRAPANI - Il deputato regionale siciliano dell'Udc, David Costa, è stato arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa su provvedimento del gip di Palermo Giacomo Montalbano.

11 apr 2006 - L'arresto di Provenzano rappresenta un enorme successo della legalita' e dello Stato di diritto. Da oggi la Sicilia è più libera dal cancro della mafia.

18 gen 2008 - Il presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro e' stato dichiarato colpevole in primo grado per favoreggiamento semplice e violazione di segreto d'ufficio, condannato a 5 anni di reclusione e interdetto dai pubblici uffici.

Il 21 gennaio 2008 il Giornale di Sicilia titolava: “I cannoli di Cuffaro sono indigesti”. A tre anni esatti di distanza (22 gen 2011) la Cassazione ha reso definitiva la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a cosa nostra. Salvatore Cuffaro “accetta” la sentenza ed è in prigione!



Al momento sembra che la fase della LOTTA ARMATA della mafia sia in fase di quiescenza.

“La criminalità organizzata ha subito colpi molto duri, sono stati arrestati quasi tutti i capi latitanti grazie soprattutto alle forze dell’ordine”.

Per la mafia è questo un momento di basso profilo “armato” per meglio mimetizzarsi nel reinvestimento di capitali sporchi radicandosi nelle zone più ricche dell’Italia (con ramificazioni anche in Europa) e diversificando azioni e attività. E non si può certo dire che siano scomparsi i fenomeni di collusione con i politici ed i potenti.

E' solo cambiata la forma, NON LA SOSTANZA e la mafia mantiene inalterata la sua elevata pericolosità a dispetto di chi afferma che:(Aprile 2010) "Mafia famosa grazie a Gomorra … La mafia è più famosa che potente"





Altre vittime della mafia





Impossibile ricordare in così poche pagine, Oltre a quelli già citati nel testo, 100 anni di omicidi e di stragi di mafia che hanno visto coinvolti tutti gli strati della popolazione civile: dalle forze dell’ordine senza distinzione di ordine e grado che hanno sicuramente versato il più alto contributo di sangue (da Petrosino a Carlo Alberto dalla Chiesa) ai magistrati (da Cesare Terranova a Borsellino passando per Falcone ed i tantissimi altri che si sono immolati), dai sindacalisti (Salvatore Carnevale, ) ed preti antimafia (don Pino Puglisi), agli imprenditori (Enrico Mattei e Libero Grassi), dai politici non collusi (Piersanti Mattarella, Pio La Torre, ..) agli "anonimi" testimoni (dal piccolo Giuseppe Letizia all’altrettanto piccolo Giuseppe Di Matteo), ai personaggi famosi (Emanuele Notarbartolo, Joe Petrosino) ed ai giornalisti che non hanno esitato a combatterla sulle righe dei loro mezzi di informazione (Peppino Impastato, ). E poi le stragi sia di storica memoria (Portella Della Ginestra, Ciaculli) … che quelle più attuali (Capaci, Via d’Amelio, Via Dei Georgofili) sulle quali si tenta ancora di fare luce (anche se c’è chi aspramente e con tutti i mezzi si oppone!).

Ma insieme a tutti quelli cha hanno avuto ampio risalto nei media, vorrei ancora ricordare qualche altra decina di nomi sicuramente meno famosi ai più, ma che meritano TUTTI lo stesso identico rispetto!



Ecco quindi una breve lista relativa agli anni 1916-1950, che non vuole essere omnicomprensiva perché di “morti di mafia” ce ne sono tanti altri che sono sfuggiti a questa mia ricerca:

1916 - Costantino Stella, arciprete

1920 - Antonino Scuderi, consigliere comunale socialista;

Giovanni Orcel, candidato socialista alla provincia di Palermo;

Giuseppe Monticciolo, socialista;

Stefano Caronia, arciprete

1921 - Vito Stassi, dirigente del movimento dei contadini;

Giuseppe Compagna, consigliere comunale socialista di Vittoria

1922 - Sebastiano Bonfiglio, sindaco socialista di Erice

1943 - Antonio Mancino carabiniere

1944 - Santi Milisenna, segretario della federazione comunista di Enna;

Andrea Raia organizzatore comunista;

1945 - Calogero Comajanni guardia giurata;

Filippo Scimone maresciallo dei carabinieri;

Calcedonio Catalano;

Nunzio Passafiume sindacalista;

Agostino D'Alessandro, segretario della Camera del Lavoro;

Calogero Cicero carabiniere;

Fedele De Francisca, carabiniere;

Michele Di Miceli;

Mario Paoletti;

Rosario Pagano;

Giuseppe Scalia segretario della Camera del Lavoro;

Giuseppe Puntarello segretario della sezione del Partito Comunista

1946 - Gaetano Guarino, sindaco socialista di Favara (AG);

Marina Spinelli, uccisa per errore;

Pino Camilleri, sindaco socialista di Naro (AG);

Nicolò Azoti, segretario della Camera del lavoro

1947 - Accursio Miraglia sindacalista