Il Regno delle due Sicilie nel periodo pre-unitario
Vediamo adesso un breve cenno su quelle che, secondo la maggioranza delle fonti, era la situazione economica e culturale del Regno delle due Sicilie prima dell'Unità d’Italia.
Patrimonio - Il Regno delle due Sicilie, secondo gli studi statistici di Francesco Saverio Nitti, possedeva un patrimonio di 443,3 milioni di lire oro (il più alto tra tutti gli stati preunitari e corrispondente al 65,7% di tutta la moneta circolante della penisola), seguito dallo Stato Pontificio con 90,7, dal Granducato di Toscana con 85,3 e dal Regno di Sardegna, con appena 27,1 milioni. [Harold Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli, Firenze, 1997].
Nitti ritenne che il regno borbonico, nel periodo pre-unitario, era lo stato con il più basso debito e più grande ricchezza pubblica sotto tutte le forme.
Che questa grande liquidità, l'inconsistente debito pubblico e la bassa pressione fiscale fossero solamente una conseguenza dalla fin troppo esigua spesa pubblica dei governi borbonici è la tesi sostenuta dal meridionalista Giustino Fortunato.
Agricoltura, allevamento e pesca - L'agricoltura aveva i suoi punti forti nelle pianure campane (colture intensive) e nelle colline rocciose della Puglia (oli e grani di qualità) che venivano efficacemente venduti alla Borsa di Napoli su tutti i principali mercati europei.
Importanti erano anche le coltivazioni di agrumi siciliani e di piante idonee al suolo arido, quali l'olivo, la vite, il fico, ed il mandorlo. L'allevamento era prevalentemente ovino (lana), equino e suino.
Da ricordare le molte opere di bonifica fra le quali la grande bonifica del piano del Fucino, in Abruzzo.
La pesca assunse carattere industriale soprattutto grazie all'opera di Vincenzo Florio.
Il vino, specialmente quello prodotto in Sicilia, alimentava un fiorente commercio con il Regno Unito.
Industria - Il settore industriale, anche se meno rilevante dell'agricoltura, era molto avanzato per quei tempi e venne decisamente sostenuto dal governo borbonico con politiche protezionistiche e incoraggiamenti di capitali stranieri ad affluire nel regno. Importanti stabilimenti industriali si trovavano in molte zone del regno, come ad esempio:
- Il Cantiere navale di Castellammare di Stabia, che impiegava circa 1.800 operai.
- La fabbrica metalmeccanica di Pietrarsa, il più grande impianto industriale di tutta la penisola.
- La Fonderia Ferdinandea (Calabria), in cui veniva prodotta ghisa in elevate quantità.
- Il Polo siderurgico di Mongiana (Calabria) in cui lavoravano circa 1.500 operai.
In Sicilia (nelle zone di Catania e Agrigento) era rinomata l'industria mineraria basata sulla lavorazione dello zolfo siciliano, a quel tempo fondamentale per la produzione di polvere da sparo (che nel regno avveniva nel moderno polverificio di Scafati) e acido solforico, produzione che soddisfava i 4/5 della richiesta mondiale.
L'industria alimentare era legata ad una grande produzione di olio, vino e grano duro ed i pastifici erano diffusi su tutto il territorio del regno (in particolare nella provincia di Napoli tra Torre Annunziata e Gragnano) con esportazioni di pasta lavorata che interessavano sia diversi stati europei, sia gli Stati Uniti d'America.
Per sottolineare la rilevanza dell'industria napoletana basti pensare che l'indice di industrializzazione delle province campane (la parte più popolosa del Regno) era nel 1881 (20 anni dopo l'annessione) ancora agli stessi livelli delle principali province del triangolo industriale (Torino, Milano, Genova). http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/pubsto/quastoeco/quadsto_04
Trasporti - Sul finire del XVIII secolo, il reame doveva far fronte alla condizione arretrata delle vie di comunicazione. Nei primi 20 anni del regno di Ferdinando II vennero stanziate ingenti somme per il miglioramento della viabilità e delle infrastrutture (basti pensare che la prima ferrovia italiana venne costruita in quel periodo), ma tali investimenti non continuarono nel tempo e perciò non furono sufficienti per mutare radicalmente la situazione preesistente.
Il Regno era dotato di una marina mercantile molto importante (la più importante in Italia) che, sfruttando la posizione strategica delle Due Sicilie nel Mediterraneo, rendeva il gap ferroviario un fattore di scarsa rilevanza nelle attività economiche del paese. Sia il commercio che l'industria, infatti, concentrati principalmente nelle città costiere, si servivano efficacemente dei trasporti marittimi forniti dalle numerose compagnie di navigazione che, oltre a solcare il Mediterraneo, spesso compivano anche rotte oceaniche (soprattutto per raggiungere i paesi dell'Europa del nord).
Ad esempio, la società Sicula Transatlantica, dagli armatori palermitani De Pace, si dotò del “Sicilia”, un piroscafo a vapore di costruzione scozzese, che collegò Palermo a New York in 26 giorni, divenendo la prima nave a vapore italiana a giungere nelle Americhe.
Imprenditoria - Era esiguamente sviluppata rispetto al resto d'Italia, tranne alcune notevoli eccezioni come i Florio siciliani, a causa di una miseria atavica peculiare del Mezzogiorno.
Tuttavia un recente studio della Banca d'Italia contraddice questa diffusa opinione riportando dati che dimostrano come, ancora nel 1871, l'indice di industrializzazione delle più importanti province del Regno fosse allo stesso livello delle province del Triangolo industriale e superiore a tutto il resto delle province italiane.
Numerosi erano gli imprenditori stranieri che investivano nel Regno, soprattutto svizzeri, i quali ad esempio nella valle dell'Irno e del Sarno, nel salernitano, diedero vita nei primi decenni dell'800 ad un vero e proprio polo tessile, attorno al quale fiorirono numerose attività economiche (alcune delle quali tuttora esistenti e fiorenti come le fonderie di Salerno, e le ex Manifatture Cotoniere Meridionali).
Cultura - Il Regno delle Due Sicilie vantava un importantissimo patrimonio culturale e la vita culturale ed artistica era molto viva con i suoi numerosi teatri ed istituzioni culturali.
A Napoli era situato il Real Teatro di San Carlo, uno dei più grandi e antichi d'Europa.
La grande ricchezza di testimonianze archeologiche (esempio più eclatante: gli Scavi archeologici di Pompei) diede vita ad uno dei musei archeologici più importanti del mondo, il Museo archeologico nazionale di Napoli, allora chiamato "Real Museo Borbonico".
Nel regno si formarono intellettuali destinati ad entrare nella storia, come umanisti come Francesco De Sanctis e scienziati del calibro di Stanislao Cannizzaro.
L'Università di Napoli, la più grande del Regno, per quanto dovesse subire la forte concorrenza delle numerose (e spesso prestigiose) accademie private, si distingueva per i suoi meriti scientifici.
Di quel periodo si ricorda Michele Tenore, direttore dell'Orto botanico di Napoli ed uno dei padri della moderna sistematica botanica, ed il chimico Raffaele Piria, scopritore dell'acido salicilico.
Da segnalare anche l’Orto botanico di Palermo che, aperto al pubblico nel 1795, dette i natali ad un'attività che, ininterrottamente, ha consentito la diffusione di innumerevoli specie vegetali, sia a Palermo che in Europa.
”Tutte le piante che io ero abituato a vedere imprigionate entro grandi vasi, qui vivono gaie e libere sotto il libero cielo..." Così, nel 1787, Johann Wolfgang Goethe, nel suo libro "Viaggio in Italia",
Primati tecnologici e scientifici - Il regno delle Due Sicilie vantava molte importanti conquiste in campo scientifico e tecnologico.
Tra le realizzazioni del Regno vanno ricordate la prima nave a vapore nel Mediterraneo (1818) realizzata nel cantiere di “Stanislao Filosa al ponte di Vigliena” presso Napoli ed il primo battello a vapore con propulsione ad elica del quale si abbia notizia nel Mediterraneo è il Giglio delle Onde, usato per servizio passeggeri e postale appunto nel Regno, dal 1847.
Nel 1839 fu realizzata la prima linea ferroviaria italiana, tra Napoli e Portici. Fino al 1859, tuttavia, lo sviluppo delle ferrovie fu limitato a causa dell'ostilità di Ferdinando II per questo mezzo in seguito alle rivolte del 1849.
Tra le altre realizzazioni si possono ricordare il primo ponte sospeso in ferro realizzato nell'Europa continentale (1832), il "Real Ferdinando" sul fiume Garigliano.
A Napoli fu istituita la prima scuola non militare di ingegneria italiana per volere di Murat (nel 1811), la "Scuola di Ponti e Strade", in cui studiarono tecnici insigni.
Altri primati da ricordare furono la prima illuminazione a gas in Italia (1839) ed il primo esperimento di illuminazione elettrica delle strade. Poi il primo telegrafo elettrico italiano, il primo osservatorio astronomico italiano (Osservatorio astronomico di Capodimonte) ed il primo osservatorio vulcanico e sismologico del mondo, l'Osservatorio Vesuviano (1841).
Di notevole prestigio l'osservatorio astronomico di Palermo ospitato all'interno del Palazzo dei Normanni, che venne fondato nel 1790 su volontà di Ferdinando I di Borbone. Come direttore venne nominato Giuseppe Piazzi che lo dotò delle apparecchiature più moderne dell'epoca per rendere l'osservatorio all'avanguardia a livello europeo. Grazie a questi moderni strumenti, nel 1801 Giuseppe Piazzi riuscì a scoprire ed identificare il primo asteroide che battezzò come Ceres Ferdinandea, in onore della dea romana Cerere, protettrice del grano e della Sicilia, e di Re Ferdinando III di Sicilia.